Ogni giorno la quotidianità del lavoro e delle incombenze famigliari, mette a dura prova lo stato fisico e mentale ed è per questo che spesso ci si ritrova a pensare a luoghi remoti dove rifugiarsi, per riposarsi e vivere un’avventura che, nel suo piccolo, può essere estraniante e rigenerante. Esistono infatti località sulla Terra che sembrano letteralmente fuori dal mondo, lontanissime, dove la natura la fa da padrone o le condizioni climatiche sono proibitive: in molti casi, lo stesso viaggio per raggiungerli si rivela un’avventura tutta da vivere e da raccontare, essendo eremi siti al confine del Polo Nord o dispersi nel più lontano degli oceani.
Longyearbyen
La città di Longyearbyen è uno dei luoghi remoti della Terra dove ci sono la chiesa, la scuola e il ristorante più a nord del pianeta: si trova nelle Isole Svalbard, nel cuore dell’Oceano Artico, tra il Polo Nord e la Norvegia. Nata come città mineraria, è oggi abitata da poche centinaia di abitanti ancora oggi dediti alla preziosa estrazione di carbone. Il North Pole Expedition Museum è dedicato proprio alla storia della città e alla sua colonizzazione, oltre che alla fauna locale: per avvistare da vicino però i veri orsi polari, le volpi e le renne, bisogna partecipare a escursioni in motoslitta tra lande glaciali a dir poco affascinanti.
A Longyearbyen, bellissima da visitare in ogni momento dell’anno (dall’inverno in piena Notte Polare fino alla primavera/estate col Sole di Mezzanotte), è consigliato anche visitare la stazione radio di Isfjord, ma sopratutto il Global Seed Vault, ossia la banca di semi che, come un Arca di Noè, conserva tutti i semi prelevati da ogni parte del mondo, per conservarli in vista di un ipotetico disastro.
Isole Pitcairn
Situate nell’Oceano Pacifico, servono ben 8 giorni per raggiungerle dalla Nuova Zelanda e 2 giorni da Tahiti: questo eremo perso nel mondo è noto per essere stato il rifugio degli ammutinati del celebre vascello britannico del Bounty, avvenuto nel 1789. La baia di Bounty conserva sul fondo i resti della nave, mentre la sua ancora decora la Piazza di Adamstown, mentre nell’Adamstown Adventist Church è conservata la bibbia di Fletcher Christian, uno dei principali cospiratori dell’ammutinamento.
Un viaggio in questo angolo della Polinesia Francese permette di godersi le spiagge dell’isola di Oeno, avvistare gli uccelli sull’Isola Ducie e immergersi alla scoperta della barriera corallina intorno all’Isola di Henderson dichiarata Patrimonio dell’UNESCO. Per visitare quest’ultima, è necessario ottenere l’apposita autorizzazione delll’ente “Pitcairn Island Council”.
Riserva Indiana degli Havasupai
Negli Stati Uniti d’America non mancano le riserve indiane, ma quella degli Havasupai è davvero meritevole di visita, soprattutto perché è uno dei luoghi più remoti del Paese. Prende il nome dalla tribù Havasupai, il cui nome significa acqua color smeraldo e si trova nel nord dell’Arizonna, non lontano dal più famoso Grand Canyon. Il gioiello più bello della riserva, dove peraltro sono state girare le scene del video clip di “Spirit” di Beyoncé, sono le Havasu Falls: l’acqua sgorga tra rocce rossicce, finendo in una polla color turchese, in un contrasto cromatico incantevole. Per raggiungerle si deve camminare partendo da Hualapai Hilltop, tra le pareti dell’Havasu Canyon, fino ad arrivare al villaggio di Supai, dove la posta arriva ancora a dorso di un mulo e dove le casupole sono situate ai piedi dei pinnacoli rocciosi di Wigleeva, considerati gli Spiriti Guardiani del popolo.
Ojmjakon
Tra i luoghi remoti più incredibili della Terra c’è Ojmjakon, la città più fredda del pianeta, situata nella regione siberiana della Jacuzia: la città più vicina, Jakutsk, è distante quasi 930 km di distanza. In questo angolo della Siberia russa la temperatura ha toccato i -68°, tanto è vero che il cartello di benvenuto ai coraggiosi che la raggiungono, recitano “Il Polo del freddo”. Ojmjakon non è propriamente un luogo bello da vedere, ma si rivela certamente un’esperienza visitarlo e vedere come i cittadini, non pochi, ci vivono facendo le loro comuni attività quotidiane.
Vivono di caccia e pesca nel fiume Indigirka che, grazie alla presenza di caldi sorgenti termali nel suo letto, non congela: il pesce viene messo in vendita nel mercato ittico all’aperto, dove si congela naturalmente.
Nella case non c’è acqua corrente, il latte viene venduto in blocchi e le macchine sono sempre tenute accese, consumando continuamente batterie.
Isole Tristan da Cunha
Questo arcipelago situato nell’Oceano Atlantico è composto da 5 isolotti e la capitale è soprannominata Edimburgo dei 7 Mari. Queste isole si trovano nel mezzo dell’oceano, distanti ben 2082 km dalle coste di Città del Capo.
L’isola principale di Tristan da Cunha è stata scoperta nel 1506 dall’omonimo navigatore portoghese, per poi essere popolata dal comandante inglese William Glass e dalla sua famiglia. Il territorio è dominato dalla mole del Picco Queen Mary, un vulcano raggiungibile in cima che mostra ancora la colata lavica che ha minacciato l’intera isola nel 1961: ai suoi piedi si trova il lago Queen Mary Lake a forma di cuore, un luogo che sembra perso nel tempo, senza presenza umana se non esemplari di fauna locale.
Trista da Cunha è circondata da quella che è il quarto santuario marino più grande del mondo, con specie animali che vivono in un ambiente protetto, come un vero Paradiso Terrestre.
Kerguelen
Le Isole della Desolazione: sono le Kerguelen, un eremo dell’Oceano Indiano meridionale abitato solo da gruppi di ricercatori e scienziati. Sono raggiungibili sono 4 volte all’anno dopo 6 giorni di traversate dall’isola di Riunione e l’atmosfera che vi si ritrova è letteralmente onirica, quasi da film fantasy.
Lande isolate punteggiate da licheni e muschi, un clima costantemente freddo, ventoso e piovoso, scogliere rocciose e zone di terra coperte da nevi e ghiacci. I viaggiatori si ritroveranno fuori dal mondo, con l’incontro a distanza con pinguini, cormorani e foche che rappresenteranno quasi gli unici contatti con esseri viventi.